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Posted by on Mag 7, 2015 in Calcio, Evidenziato | 0 comments

La stella più brillante

La stella più brillante

Ieri è andata in scena la seconda semifinale di Champions League, quella che vedeva fronteggiarsi gli spagnoli del Barcellona contro i tedeschi del Bayern Monaco. Una partita di stelle, nonostante le numerose assenze, un tipo di partita che di solito, per essere risolta, ha bisogno della stella più grande. E ieri la stella più grande ha brillato, di una luce accecante, anche davanti ai miei occhi. Mi spiego: non sono mai stato un fan di Messi, né tantomeno del Barcellona di Guardiola. Come disse l’ex presidente interista Moratti, in un’intervista del 2012: “Per me il Barcellona è abbastanza noioso, senza Messi sarebbe noioso del tutto. A me piace il calcio veloce, contropiede, tre passaggi e tiro in porta”. Sono uno di quelli che ha sempre preferito Cristiano Ronaldo, che non ha capito almeno la metà dei palloni d’oro assegnati alla Pulce (2010 e 2012 in particolare) e che è rimasto shoccato quando il già citato è stato nominato miglior giocatore del mondiale, quando quel premio sicuramente l’avrebbero meritato i meno “vip” Di Maria e Mascherano. Sinceramente ho sempre visto Messi come un ingranaggio di una macchina che funzionava perché parte di un tutto molto ben costruito, per questo ne avevo già previsto il tracollo dopo l’addio di Guardiola e la minor quantità di partite giocate da Xavi. A dimostrarlo le magre prestazioni con l’Argentina, veramente penose anche in Brasile (da quando basta fare un paio di gol per essere il migliore in ogni partita?) e l’anno passato con il Tata Martino, tra conati di vomito e performance poco incisive. Poi succede che viene scelto come allenatore l’ ex secondo di Guardiola, già allenatore di Roma e Celta Vigo, Luis Enrique. In più viene acquistato uno dei più completi attaccanti al mondo, Luis Suarez; e ora chi andrà sulla fascia, Messi o Suarez? Tornerà il noioso tiki taka? Queste sono state le domande che io e sicuramente molti altri ci siamo posti a settembre. Ebbene dopo il ritorno dalla squalifica del Pistolero e qualche partita abbastanza deludente, già si vociferava un altro esonero dell’era post-Guardiola; e invece finalmente, Luis Enrique decide con coraggio spostare il giocatore più forte del mondo nella sua posizione originaria, da esterno destro, e mettere il Pistolero dove può far più male, da punta centrale. Il Barcellona rinasce: Messi sembra acquistare uno splendore mai visto, sfornando assist e segnando gol a raffica, e trovandosi, per la prima volta forse, in perfetta sintonia con gli altri due componenti del terzetto offensivo più forte al mondo. Il Barcellona comincia a infilare vittorie su vittorie, ma soprattutto acquista sicurezza producendo un gioco spumeggiante. E se le partite contro Real Madrid, City e Psg mi avevano già chiarito come questa squadra fosse decisamente più divertente e letale di quella che fu di Guardiola, ieri mi è arrivata la conferma: i blaugrana dominano il Bayern in casa, e Messi sforna una prestazione maiuscola, con due gol del suo repertorio: un sinistro di potenza a baciare l’angolo basso della porta difesa da Neuer, e un’azione delle sue, dove ubriaca con una finta il povero Boateng, e supera il portierone tedesco con un pallonetto commovente. Così la squadra di Luis Enrique si appresta a mettere le mani sui biglietti per Berlino, sperando di alzare una coppa che dimostri la forza di questo gruppo, se ancora ce ne fosse bisogno; la Pulce dal canto suo si avvicina ancor di più al quinto pallone d’oro, dopo un’altra già grandissima stagione. Non resta che vedere se l’allievo riuscirà a superare il maestro nella sfida di ritorno all’Allianz Arena, e se questo Messi sia, in questo momento, la versione più bella di un giocatore già straordinario, una supernova in grado di oscurare tutte le altre stelle del calcio moderno.

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E. Heurot