Pages Menu
Categories Menu

Posted by on Mar 22, 2015 in Evidenziato, NBA | 0 comments

Power ranking pt.2: Western Conference

Power ranking pt.2: Western Conference

Parliamo oggi del magico e incredibile mondo della western conference: già, quello che sto per scrivere probabilmente risulterà anche scontato, ma per onor di cronaca, non si può fare a meno di affermare che dato l’elevata differenza fra le due conference (un abisso non rende abbastanza) per il vecchio far West andrebbe aperto un intero libro, ma lo spazio è quello che è, quindi cerchiamo di fare un quadro veloce.

Dati gli innumerevoli uomini franchigia, i momenti di forma altalenanti e la grinta delle contendenti all’ultimo posto rimasto (a meno di miracoli), possiamo affermare che tutte le squadre sono sullo stesso livello, dalla 2° alla 9°.

Una spanna sopra tutte c’è Golden State, che gioca un basket celestiale, ha tiratori formidabili, un playmaker che fa davvero tutto ciò che vuole, e che soprattutto diverte e fa divertire chi lo guarda. Stiamo parlando di un ragazzo che per riscaldamento tira dagli spogliatoi (letteralmente!), e che dato il fattore casa nelle serie grazie al gran record può veramente puntare in alto.

Houston si trova in una situazione interessante, con il giocatore più costante a livello di punti e percentuali nel corso della stagione (parliamo del barba), si è finalmente rifatto vivo un certo Superman, al secolo Howard, in grado di spostare tanti equilibri nella corsa al titolo.

Memphis è sempre stata squadra quadrata, compatta, un pò bruttina a tratti, ma con giocatori scelti appositamente per il progetto, fatti crescere ed esplodere. Marc Gasol è il trascinatore, grazie alle doti di un centro tuttofare, con Z-Bo sempre pronto a dir la sua, aiutati da un Conley top player invisibile.

Portland è solida, ha un team navigato e due superstar come Aldridge (anche se acciaccato per tutta la stagione) e Lillard, play scontroso coi media, sempre cupo, ma questo ragazzo è uno che quando sente l’odore del sangue azzanna (per referenze contattare gara 6 dell’anno scorso, con uno dei buzzer-beater più belli della storia)

San Antonio ce l’ha fatta. Anche quest’anno in molti hanno pensato: “finalmente Duncan è cotto, Parker bravo per carità ma non si può vedere quest’anno, Kawhi è sempre ai box, Ginobili non può far miracoli”. Poi, dopo l’alla star game la svolta, con la remuntada fino al tanto ambito fattore campo. Questi fanno sempre battere forte il cuore ai playoff, soprattutto agli avversari.

Los Angeles è tornata una contender, ma parliamo del lato senza Kobe(da qualche parte nel mondo un tifoso gialloviola ricorda con arroganza i suoi fasti e mi manda a quel paese, matematico). Col playmaker a mio parere più “puro” e adatto al ruolo e due super-fisicati come Deandre e Griffin si può andare lontano.

Dallas è piena di stelle, ma la vedo dura, durissima arrivare più in là delle semifinali di conference, data la scarsa alchimia. Il problema è che quando meno te l’aspetti, il campione torna a vedere il canestro come una vasca da bagno, e tu puoi solo pregare che si stanchi di tirare.

Oklahoma è la mina vagante, date le tante assenze (recuperabili? Lo scopriremo solo vivendo) ma anche data la presenza di una tartaruga ninja, di un iron man, di un vendicatore, chiamate come volete un uomo capace di 6 triple doppie in 8 partite, ma non vi resta che piangere se è in giornata di grazia, anche se ogni giorno uno stilista si uccide quando vengono inquadrati i suoi outfit.

New Orleans poggia le sue speranze sulle spalle di un ragazzone di appena 22 anni. E non gli daresti un baffo, le sopracciglia compensano certo, ma parliamo di un giocatore che è il prototipo del centro tuttofare del futuro e che si permette di fare il filo ad una signora inarrivabile a molti, perfino ai più veterani, con l’umiltà, la classe cristallina e l’impegno: parliamo di miss quadrupla doppia, che però anche se non viene spesso portata fino in fondo lascia spazio a quarantelli con venti rimbalzi e una manciata di stoppate, di tutto rispetto.

Phoenix, che peccato. Squadra buona, distrutta dalle scelte di mercato. Tornerai grande, è una promessa.

Utah, con tanti giovani di prospettiva, punta solo al divertimento, e sta riuscendo molto bene a quanto pare. Il prossimo anno guarderemo più su leggendo il loro nome.

Il gallo canta, e quando canta la fattoria si sveglia: sarò nazionalista, ma la differenza, nel bene e nel male, a Denver la  fa lo stato di forma del reduce da due anni di continue battaglie col su fisico, pronto ad ergersi come uomo franchigia, aiutato da Lawson e da Faried: il prossimo anno potrebbe finalmente avverarsi la loro eterna speranza.

Minnesota ha vissuto due bei momenti: il ritorno del Big Ticket e la stagione di Wiggins, conditi dai salti di Lavine. Tristezza assoluta.

Sacramento continua la sua ricostruzione; le fondamenta sono ottime, ma un poco ballerine: speriamo che coach Karl riesca a far compiere il definitivo salto di qualità a Demarcus, e di riflesso alla squadra.

Lakers di una tristezza infinita, dalle stelle alle stalle, niente da dire. Zero gioco, giovani normali, non da Lakers, e Kobe che non riesce a dare tutto, anche se lo rivedremo ancora per un po’ il prossimo anno. Da notare anche l’approcio del tutto differente ad un record pessimo e ad una stagione da dimenticare da entrambi i lati.

 

Conludendo, in mezzo alle contender meno prevedibili dell’outfit di Westbrook, proviamo a mettere un po’ d’ordine:

  1. Golden State (splash brothers, what else?)
  2. Houston (fear the Beard)
  3. San Antonio (old but gold)
  4. Clippers (ho finito le frasi ad effetto, speriamo gli dia una mano il rientro di Blake)
  5. Memphis (i Grizzlies sono i più ostici come gioco difensivo e sulle 7 gare)
  6. Portland (L’assenza di Matthews peserà, fidatevi)
  7. Oklahoma (in attesa di rinforzi (KD, Ibaka), salvati dal soldato Westbrook)
  8. Dallas (Dirk, Rondo, Ellis, Parsons, Chandler: bastano due/tre in serata e la partita gira)
  9. New Orleans (sulle ali del gabbiano disegnato in fronte a Davis)
  10. Phoenix (giocano, ma con solo guardie, dove vuoi andare?)
  11. Denver (Giocano per divertirsi, e qualcuna la vinceranno pure loro)
  12. Utah (Work in progress)
  13. Sacramento (ne parliamo il prossimo anno che è meglio)
  14. Minnesota (la loro vittoria si può considerare il ritorno di KG, e ho descritto l’emozione più forte da qui a due tre anni per i lupi)
  15. Lakers (no Kobe, no party)

Quindi non ci resta che metterci comodi e aspettare la più bella stagione dell’anno: e non stiamo parlando di primavera o estate, semplicemente di playoff.

The following two tabs change content below.

Davide Medri

Ultimi post di Davide Medri (vedi tutti)