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Posted by on Apr 20, 2015 in Calcio, Evidenziato | 0 comments

La pochezza di Milano

La pochezza di Milano

“Chi vince esce dalla crisi, chi perde ci resta e verrà messo a confronto con chi ha vinto”. E ora come la mettiamo caro Silvio? Doveva essere il derby del rilancio di una delle due milanesi, l’unico obiettivo stagionale credibile, e invece la stracittadina numero 214 si risolve con un nulla di fatto. O almeno così risulta sulla carta. Perché a guardare bene la partita, una piccola luce, almeno da una delle due sponde, sembra arrivare. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto perché è bene sottolineare l’affluenza allo stadio, che per questo derby ha visto un tutto esaurito di San Siro, cosa che non avveniva da parecchio tempo; secondo poi sarebbe un sacrilegio non menzionare le splendide coreografie delle curve, a celebrare, in vista dell’Expo, le meraviglie milanesi: i nerazzurri stendono su tre anelli un immenso Castello Sforzesco, e in cima allo stadio con uno splendido gioco di luci e ombre viene evidenziata la scritta “Ora di nerazzurro il cielo si colora”; i cugini rossoneri rispondono con un tributo ai luoghi più famosi di Milano, dal Duomo, allo stesso Castello Sforzesco, fino alla Basilica di Sant’Ambrogio e al centro di Piazza Affari. Passando al campo, da notare due scelte abbastanza coraggiose dei due allenatori, a mio avviso ben ripagate: per ovviare all’assenza contemporanea di Guarìn e Brozovic, Mancini affida il ruolo di mezz’ala al giovanissimo Assane Gnoukouri, ivoriano classe ’96, che parte molto bene con inserimenti continui e che in generale mostra molta personalità senza soffrire la pressione del Meazza; dall’altro lato Inzaghi sceglie di completare il terzetto offensivo del suo 4-3-3 con Suso, alla sua prima da titolare: scelta azzeccata visto che lo spagnolo risulta uno dei più vivaci e pericolosi nella metà campo nerazzurra. Arrivando finalmente alla partita le due squadra si presentano con atteggiamenti diametralmente opposti: l’Inter tiene il possesso palla e parte con molta grinta, arrivando a mettere paura a Diego Lopez con Hernanes e Kovacic nei primi 15 minuti; il Milan è chiuso in difesa ma quando riparte fa male, e nella successiva mezz’ora di gioco mette paura all’Inter con qualche sortita offensiva di Menez e un paio di tiri di Suso, e soprattutto con il gol di Alex, annullato per fuorigioco di De Jong. Togliendo questi pochi sprazzi, un primo tempo che evidenzia perfettamente la pochezza delle due squadre, con poche idee e soprattutto poca tecnica e molti errori. Per fortuna (di chi era allo stadio e anche a casa, da parte nerazzurra) il secondo tempo si ravviva e la squadra di Mancini colleziona molte chance per portarsi in vantaggio, con Ranocchia di testa, Juan Jesus da fuori, Icardi con una bella giocata e Palacio che una volta tira addosso a Mexes e un’altra spara addosso a Diego Lopez a due metri dalla porta. Inoltre vengono annullati due gol ai nerazzurri: il primo di Palacio, a causa di un fuorigioco di Icardi autore dell’assist, il secondo per autorete di Mexes: Hernanes crossa rasoterra in mezzo all’area e il francese pasticcia infilando in rete, ma l’azione è viziata da un fallo di Palacio su Antonelli che poteva arrivare sul pallone, perciò la scelta dell’assistente Vuoto e dell’addizionale Doveri è corretta. L’Inter però ha da reclamare su un fallo di mano di Antonelli in area di rigore, a deviare un tiro di Hernanes: sicuramente involontario, ma il braccio è troppo largo e interrompe un tiro diretto in porta, il rigore per le regole Uefa ci stava. Per concludere Thohir può ritenersi parzialmente soddisfatto: la mano di Mancini si vede, l’Inter quando vuole giocare è viva e pericolosa, manca spesso (troppo) di attenzione e cattiveria, ma in vista dell’anno prossimo i nerazzurri possono ben sperare: con qualche innesto di livello la squadra può puntare in alto. Di diverso spirito gli animi di Galliani e dei tifosi rossoneri: il Milan è sembrato voler non perdere più che vincere, con Menez lasciato solo ad affrontare la difesa avversaria, che in generale non è stata molto impegnata; se prima Inzaghi era in bilico, con questa prestazione dei suoi non può sicuramente essere certo della riconferma. Certo, i tempi degli scontri tra Ronaldo e Maldini e Samuel e Ibrahimovic (solo per citarne due a caso) sono lontani anni luce, ma chissà che prima o poi ai tifosi delle due squadre non possano essere concesse nuovamente sfide di caratura internazionale. Aspettando quel momento, questo è quello che passa in convento, accontentiamoci.

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E. Heurot