Power ranking parte 1: Eastern conference
Cosa sta succedendo alla classifica di quest’anno? Chi avrebbe mai pronosticato una stagione del genere? Sono tante le domande che sorgono a questo punto del campionato, e tutte riguardano le potenzialità effettive delle varie squadre di arrivare calde (o cotte) all’appuntamento più importante dell’anno: la corsa ai playoff. Cerchiamo di analizzare tutti gli exploit e i flop della stagione, in ottica playoff.
Ad est, inutile cercare degli aggettivi per descrivere ciò che è riuscito a fare Buldenhozer con gli Atlanta Hawks: da squadretta media da 7°/8° posto con prima serie playoff inclusa sono balzati al comando della eastern conference strabiliando per il loro gioco corale e la loro costanza. Se ti ritrovi 4/5 del quintetto titolare all’all star game è lecito aspettarsi qualcosa di importante da questi Hawks.
Un altro team al di sopra delle aspettative, ma preoccupante dal punto di vista della costanza sono i Toronto Raptors, che hanno trovato una guida formidabile in Kyle Lowry, un centro potenzialmente dominante come Valanciunas e un roster di tutto rispetto condito da Ross e deRozan. Se tornano a giocare come ad inizio stagione non ce n’è per nessuno, anche se è preoccupante l’ultimo periodo di involuzione mostruosa.
Nella wind city ormai soffia solo rassegnazione, poichè un’anatema ormai sembra essere l’unica spiegazione possibile alla sfortuna che perseguita Rose: i ragazzi di coach Thibodeau, nel caso Rose riuscisse a mantenersi integro fino ai playoff, potrebbero essere la mina vagante grazie ai loro super difensori (vedi Noah), all’esperienza di Gasol e all’esplosione di un Butler sempre più a tutto tondo, con un Mirotic sempre più interessante.
Il prescelto è tornato a casa, nella sua amata Cleveland. Ma il ritorno non è stato tutto rose e fiori: partenza difficile, dura, i nuovi big three iniziano con grande fatica, ma poi la svolta: nel periodo fine gennaio inizio febbraio ne vincono 18 su 20 tornando a fare la voce grossa ai piani alti della classifica. Squadra onesta, tante stelle, ma è ancora troppo acerba per definirsi devastante e totale, anche se negli ultimi tempi sono tornati i favoriti ad est.
Una nota di merito va data ai giovanissimi Bucks, autori di una stagione fin qui sorprendente, e a Washington che seppur altalenante risulta un avversario ostico.
Passiamo ora ai flop: assenti completamente ingiustificati sono i Knicks del nostro Bargnani, che stanno riuscendo a fare peggio perfino di Philadelphia (no, non è uno scherzo): la squadra non risce a recepire completamente l’attacco a triangolo che doveva essere l’asso nella manica, la difesa è nulla, le star scappano e Melo è sempre più solo e malconcio, con il ginocchio che non gli dà tregua.
Philadelphia, a parte il coach, è il decimo che chiami a calcetto per non rimanere sgaffo, anche se New York potrebbe presto reclamare questo ambitissimo titolo.
Detroit invece dopo un mercato “bizzarro” sembrava dover fare la voce grossa quest’anno: squadra incredibilmente in crisi ad inizio anno, con un coach-gm che pare essere un esperimento tutt’altro che riuscito, che non trovava il bandolo della matassa: poi una serie incredibile di vittorie e prestazioni convincenti fino all’infortunio del leader Jennings: stagione finita, risultati che tornano ad essere altalenanti, città che torna a rumoreggiare.
Sui cartelloni del Barclays centre c’è scritto da alcuni mesi a caratteri cubitali “vendesi”, e anche la squadra di Brooklyn ne risente fortemente: ciononostante, sono ancora incredibilmente in corsa playoff.
Orlando e Boston giocano, hanno giovani di grandi promesse (e un Datome tutto da scoprire), ma la strada è ancora lunga e dovrà passare torto collo attraverso alcuni draft fondamentali.
Senza infamia e senza lode questi Heat senza sua maestà, che cercano di afferrare ancora una volta ai playoff aggrappandosi alle spalle giovani e promettenti di Whiteside guidati dal sempreverde Wade, con Bosh in incognito dato lo stop causatogli dalla diagnosi improvvisa di un problema ai polmoni.
Rimangono Charlotte, che con Williams e il ritorno di Kemba Walker potrebbe aspirare alle semifinali e Indiana, che sta tornando preoccupantemente ad uno stato di forma che deve allertare le altre contender: poi se ci mettiamo in mezzo pure un certo Paul George , io una colazione su di loro me la giocherei.
March?!
— Paul George (@Yg_Trece) 3 Febbraio 2015
Riassumendo:
- Cleveland (troppe stelle che si stanno accendendo)
- Atlanta (sempre presenti e corali quest’anno)
- Chicago (vedi Rose e Butler per eventuali speranze)
- Toronto (credo ancora nei dinosauri perchè hanno comunque il talento per raddrizzare all’ultimo la classifica)
- Indiana (se Hill continua così, la difesa stringe e George recupera nulla è impossibile)
- Wizards (nelle retrovie la meno peggio)
- Bucks (giovani di belle speranze, bisognerà vedere quante)
- Hornets (speriamo nei due amici Williams e Jefferson)
- Celtics (hanno incominciato a divertirsi, e si vede)
- Heat (se arriveranno ai playoff è solo grazie all’esperienza dei veterani)
- Magic (Vucevic regna nel reame delle promesse)
- Nets (magari gli promettono due soldini e un nuovo acquirente per svegliarsi)
- Pistons (che amarezza e non serve aggiungere altro)
- Philadelphia (almeno il coach si impegna dai, rendiamogliene atto)
- Knicks (vedi Pistons elevato al cubo, dato che la storia è piena anche dei loro gloriosi fasti)
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Davide Medri
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