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Posted by on Gen 31, 2015 in Calcio, Evidenziato | 0 comments

L’ascesa del Wolfsburg: da Dzeko e Grafite a Kessler e De Bruyne

L’ascesa del Wolfsburg: da Dzeko e Grafite a Kessler e De Bruyne

La Bundesliga non è certo conosciuta per essere uno dei campionati più emozionanti d’Europa: infrastrutture fenomenali, certo, stadi sempre pieni, settori giovanili da 10 e lode, come negarlo; tuttavia, nonostante tutto ciò, la corsa per il titolo in questi ultimi quindici anni non è mai stata veramente combattuta e avvincente come altri campionati ci hanno mostrato: dal 2000 in poi, infatti, abbiamo assistito al dominio quasi incontrastato del Bayern di Monaco, vincitore di ben nove edizioni della massima serie tedesca. Fatta eccezione per il rinnovato Borussia Dortmund, vincitore di tre campionati in questo arco di tempo (2001/2002, 2010/2011, 2011/2012), ci risulta infatti difficile tenere a mente le vittorie del Werder Brema (2003/2004) e dello Stoccarda di Mario Gomez (2006/2007). Purtroppo sembra che il tifoso medio di calcio si sia abituato a pensare in primis alla super squadra bavarese quando si parla di calcio tedesco, sottovalutando tutte le altre.

Beh, mi rallegra molto poter dire che forse questa tendenza è giunta finalmente alla sua fine: c’era una volta infatti, nella Bassa Sassonia, un club tedesco poco conosciuto, se non per il suo legame con l’azienda Volkswagen, e non certo abituato a lottare per il titolo, che mai aveva vinto in tutta la sua storia. Ebbene, ciononostante, nella stagione 2008/2009 se lo seppe aggiudicare in modo strabiliante, vincendo la Bundesliga arrivando due punti sopra il Bayern. I fattori che contribuirono a questa vera e propria impresa sono essenzialmente 3: un eccellente stadio come la Volkswagen Arena (edificata nel 2002 ma diventata casa dei Lupi solo a partire dal 2008), un esperto allenatore come Felix Magath e, ultimo ma non da meno, quello che al termine della vincente stagione sarebbe diventato il tandem più prolifico della storia della Bundes, ovvero la coppia d’attacco formata dal brasiliano Edinaldo Batista Libânio (detto Grafite, autore di 28 reti in 25 match) e dal bosniaco Edin Dzeko (26 gol in 33 partite). Questa squadra fu in grado di fare cose eccezionali: non so voi, ma per me non è da tutti rifilare cinque pere ai pluricampioni bavaresi, all’epoca guidati da Jürgen Klinsmann in panchina (poi esonerato il 27/4/2009 in favore di Jupp Heynckes) e da un certo Luca Toni in attacco. Questa partita, tra le altre cose, valse il sorpasso in classifica ai danni dello stesso Bayern.

La favola per molti potrebbe finire qui: Magath a fine stagione passò ad allenare lo Schalke 04, mentre Dzeko come molti ricordano si trasferì al Manchester City nel 2011 per 35 milioni di Euro. Le due stagioni dopo il titolo furono assai dure per i Lupi della Sassonia: nel 2009/2010 non ebbero successo nè nella Champions che si erano duramente guadagnati nè in campionato, dove finirono ottavi; nel 2010/2011 dovettero addirittura lottare per non retrocedere, missione compiuta anche grazie al ritorno di Magath a fine campionato e ai 13 gol della nuova perla Mario Mandzukic. In realtà, se si escludono queste due parentesi e qualche acquisto poco fortunato (vedi Diego e Kjær), si può benissimo realizzare che il Wolfsburg, dopo quel successo del 2009, non è mai veramente crollato: le stagioni seguenti hanno visto la squadra sfiorare nuovamente l’impresa Champions League e ricostruirsi da capo, facendo affidamento su giovani talenti del proprio vivaio e su investimenti fruttuosi (Ricardo Rodríguez, Luiz Gustavo e Bas Dost sono solo tre esempi fra i tanti). E oggi i risultati si vedono eccome: il Wolfsburg è finalmente tornato grande, e esattamente ieri, rifilando un sonoro 4 a 1 a Guardiola & Co., si è portato a soli 8 punti dal primo posto in classifica occupato dallo stesso Bayern, riaprendo di fatto quello che sembrava l’ennesimo campionato monotono dominato dai campioni in carica. Ma non è tutto: il Wolfsburg ha in rosa la sua nuova stella, il belga Kevin De Bruyne, un gioiello capace di prodezze simili:

Infine la ciliegina sulla torta: la squadra femminile del Wolfsburg l’anno scorso ha praticamente battuto ogni record, vincendo campionato e Champions League, mentre il suo allenatore, Ralf Kellerman, e la sua giocatrice più forte, Nadine Keßler, hanno sbancato la cerimonia di Zurigo portando a casa rispettivamente i premi di “FIFA Women’s World Coach of the Year” e di “FIFA Women’s World Player of the Year”. Una grande vittoria per il VfL Wolfsburg, ma soprattutto una grande vittoria per il calcio tedesco.

Non sappiamo ancora come terminerà la Bundesliga quest’anno, nè fin dove si potranno spingere le ambizioni di questo piccolo-grande team della “città dei lupi”, ma una cosa è certa: il club non può che continuare a sognare in grande, in particolare dopo l’arrivo di un altro ex Chelsea e campione del mondo come André Schürrle, e soprattutto potrà sempre vantarsi di essere un modello di riferimento per le squadre di tutto il mondo e un esempio della bellezza e dell’efficienza del calcio tedesco.

Per finire una parola va spesa per ricordare Junior Malanda, grande talento belga delle giovanili del Wolfsburg spentosi a soli vent’anni lo scorso 10 gennaio per colpa di un terribile incidente d’auto. Il suo club, i suoi compagni e la sua gente lo hanno voluto ricordare così ad inizio partita:

https://www.youtube.com/watch?v=eGxHhmz2kuE

 

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R@ccoon

Ho incominciato ad interessarmi di calcio solo a partire dai 12 anni, dopo un'infanzia votata al tennis: da quel momento in poi sono cresciuto con la passione per il Liverpool e per i procioni. Sono uno studente del DAMS di Bologna e per Piè Veloce scrivo articoli principalmente sul mondo del calcio.

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