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Posted by on Gen 20, 2015 in Calcio | 0 comments

È tornato il blucerchiato?

È tornato il blucerchiato?

Oggi voglio raccontarvi una storia. La storia di una società nata molto tardi nel 1946, nella città che per prima portò il calcio in Italia, Genova. Una squadra che fece propri i colori delle due squadre da cui si formò, unendo il bianco blu al rossonero, e diventando “blucerchiata”. Una società che ha sempre vissuto fortune alterne, dagli  11 anni totali di serie B, alle quattro Coppe Italia, dall’anonimato di molti anni, fino alle gioie della Coppa delle Coppe ’90, dello scudetto del ’91 e della finale (poi persa con il Barcellona) di Coppa Campioni del ’92, e che vide come protagonisti campioni assoluti del calcio di quei tempi, come Pagliuca, Cerezo, Mancini e Vialli, guidati dal generale Vujadin Boskov. Gli ultimi anni poi, non possono certo definirsi felici per la Doria, che dopo la qualificazione per la Champions nel 2010 grazie alla coppia Cassano – Pazzini, ha subito la retrocessione in serie B, la scomparsa del suo Presidente, Riccardo Garrone, nel Gennaio 2013, e l’acquisto della squadra da parte di un anonimo produttore cinematografico, tale Massimo Ferrero. Tutto lasciava intendere, quest’estate, a un altro campionato anonimo per la squadra genovese. E invece, come nelle storie più belle, adesso guardiamo la classifica e la vediamo appaiata con il Napoli al terzo posto, quello, per intenderci, che porta a una certa coppa dalle grandi orecchie. Come si spiega tutto ciò? Senz’altro parte dei meriti è proprio di quella viperetta che fa Ferrero di cognome, ormai diventato vero protagonista nel mondo del calcio italiano, che grazie alla sua verve, alla sua foga, alla sua simpatia è stato sempre sulla bocca di tutti, tifosi e non, da settembre fino ad oggi; magari non se n’è sempre parlato bene, ma come diceva qualcuno, l’importante è che se ne parli. Ha attirato l’attenzione su una realtà guidata da un altro sergente del calcio, quel Sinisa Mihajlovic che abbandonò Genova per lidi più conosciuti da calciatore, e che ha le caratteristiche dell’allenatore moderno (alla Mourinho o alla Simeone per intenderci) che chiede il 101% ai suoi giocatori, ottenendo forse anche di più. Un allenatore che ha puntato su qualche certezza (poche) che portavano il nome di Gabbiadini, Eder, Romero, De Silvestri e molte scommesse, giocatori mai sbocciati o molto giovani, come Okaka, Romagnoli, Soriano,Obiang e Regini. Mihajlovic è riuscito a portare i suoi ragazzi al terzo posto del campionato, senza perdere mai  la convinzione di poterlo fare, e ciò lo dimostra l’incredibile continuità che ha permesso ai blucerchiati di subire solo due sconfitte, peraltro entrambe in trasferta, giocando alla pari di Juventus, Roma e Napoli, che la precedono in classifica. Risultati alla mano c’è solo una considerazione da fare: questa Samp non è più piccola, non pensa di aver già fatto il massimo e che questo sia solo un fuoco di paglia, e la dimostrazione l’ha data questa sessione di mercato: parte la punta di diamante della squadra (Gabbiadini) e viene subito sostituita con due giocatori di livello, tale Eto’o campione assoluto e vincitore di ben 19 titoli tra campionati e coppe, e Muriel, promessa mai sbocciata che spera di seguire il percorso di Okaka. In conclusione non ci resta che vedere fino a che punto arriverà questa splendida realtà, sapendo che comunque vada, a Genova, quest’anno, si è già fatto qualcosa di grandioso. Benvenuti signori e signore, come direbbe Ferrero, nella giostra di Samp&Doria.

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E. Heurot